Il momento storico che stiamo vivendo, a causa dell’emergenza Covid-19, ci sta imponendo restrizioni in ogni ambito della nostra vita, sia privata che professionale.
Molti di noi hanno sperimentato lo Smart Working per la prima volta durante il primo Lockdown, tra marzo e giugno 2020. Tuttavia erano molte le aziende che stavano già adottando questa modalità di lavoro, magari solo per alcuni giorni al mese, per sperimentare un approccio nuovo, più flessibile per i dipendenti, ma ugualmente efficace per quanto riguarda la loro produttività.
Che cosa dice l’ultimo decreto uscito pochi giorni fa?
«è fortemente raccomandato l’utilizzo della modalità di lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati».
Sicuramente la maggior parte di coloro che potevano lavorare da casa, lo ha fatto. Tanti dipendenti di grandi aziende e anche molti liberi professionisti, che già da tempo lavoravano “da remoto” per i propri clienti, hanno continuato senza problemi a organizzarsi la propria giornata lavorando da casa, invece che dal proprio ufficio. Molte piccole imprese invece hanno continuato a lavorare in presenza, spesso per una difficoltà a cambiare metodo di lavoro, più che per effettivi impedimenti a lavorare a distanza.
Sono stati fatti molti studi sugli effetti che lo smart working avrebbe sul nostro fisico, sulla nostra mente e sui nostri ritmi lavorativi.
I rischi principali di cui si parla sono:
1. Stanchezza agli occhi per una eccessiva esposizione allo schermo del computer e degli altri device che utilizziamo
2. Problemi posturali dovuti allo stare troppo seduti e spesso in posizioni scorrette
3. Senso di isolamento
4. Difficoltà a staccare: essere sempre connessi e nella comodità di casa propria, mette i nostri capi, i nostri clienti e i nostri colleghi nella condizione di contattarci in qualunque momento, senza preoccuparsi dell’orario e spesso siamo proprio noi a concederglielo.
Non dobbiamo fare l’errore di “dare la colpa allo smart working”.
La responsabilità delle scelte che facciamo è sempre nostra. Dobbiamo essere disciplinati, darci delle regole da applicare ogni giorno. Nonostante la mole di lavoro che abbiamo, per poter dare sempre il nostro meglio, dobbiamo prenderci cura di noi stessi:
– Definire la propria routine lavorativa: un orario di inizio, una pausa per il pranzo e un orario massimo nel quale concludere la giornata lavorativa. Ad una certa ora abbiamo il diritto di essere sconnessi.
– Prenderci cura di noi stessi e della nostra forma fisica: fare sport o semplicemente camminare per tenerci attivi e in forma. Questo è uno degli aspetti che più contribuisce al miglioramento delle nostre performance e soprattutto della nostra salute.
– Curare le nostre relazioni interpersonali: dedicare tempo ai nostri cari e ai nostri amici. Nella vita non esiste solo il lavoro e dobbiamo trovare un equilibrio tra la nostra attività professionale e il tempo libero.
E infine? Rispettare le regole!
Pensiamo al significato di questa espressione: “Smart Working” = “Lavoro Intelligente”
Cosa significa quindi questa espressione?
Significa lavorare per obiettivi, ottimizzando il tempo e cercando di ottenere risultati migliori.
Significa essere orientati al risultato. Lo smart working dovrebbe essere qualcosa che ci permette di avere più tempo libero: ad esempio il tempo che risparmiamo negli spostamenti, dato che non dobbiamo recarci in ufficio non perderemo tempo nel traffico.
Quello che conta è lavorare meglio, non lavorare per più ore.
Quello che dobbiamo chiederci è: come possiamo lavorare meglio e ottimizzare il nostro tempo in questa modalità?
Nessuno di noi conosce meglio l’attività che svolge e sa bene quali sono le cose che fanno disperdere più energie e di conseguenza più tempo. Essere smart in questo caso significa anche saper ri-organizzare il proprio lavoro cercando di risparmiare tempo, risparmiare energie e raggiungere i risultati.
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